Cosa c’è davvero sotto il Duomo di Milano?

Cosa c’è davvero sotto il Duomo di Milano?

Proprio poche ore fa nella rete circola un articolo che possiamo tranquillamente leggere sul sito web del tgcom, esso spiega:

Milano, scoperta una città sotterranea proprio sotto il Duomo: lavori bloccati
Delle mura antiche, forse databili al XVI secolo, sono emerse durante gli scavi per l’installazione della rete di teleriscaldamento nei pressi del Duomo: lavori bloccati in attesa dei sopralluoghi degli esperti

Milano, scoperta una città sotterranea proprio sotto il Duomo: lavori bloccati

Nessuno si sarebbe aspettato di trovare una città antica sotto il Duomo di Milano, eppure è successo.
Durante i lavori per l’installazione della rete di teleriscaldamento destinata all’Arcivescovado, al Museo del Novecento e in futuro anche ai privati, all’improvviso ci si è trovati di fronte a delle mura risalenti al XVI secolo, che secondo alcuni potrebbero appartenere addirittura al XIII secolo.
I resti fanno pensare che un’intera città sia nascosta là sotto, rimasta sconosciuta fino ad ora.
Quel che è certo è che per il momento tutti i lavori sono stati bloccati in attesa dell’arrivo degli esperti che valuteranno e dateranno con precisione la scoperta.
Il dilemma di Expo: Assieme ai resti antichi inizia ad affiorare nella città anche un dilemma, di difficile risoluzione per l’amministrazione comunale meneghina: Arte o Expo? Secondo i piani, infatti, i lavori dovevano concludersi entro l’inizio di Expo 2015. Il problema è che le tubature del teleriscaldamento potrebbero danneggiare i resti antichi, ma dall’altra il conto alla rovescia per l’evento è iniziato e il tempo a disposizione non è molto.

Ma fin qui sembra essere tutto normale, o meglio la scoperta desta stupore… ma già in passato è successo qualcosa di simile… peccato che il ritrovamento non sia lo stesso…

Infatti in passato durante la costruzione della rete metropolitana, ci si accorse che, sotto l’attuale sagrato della cattedrale, giacevano i resti di ciò che c’era prima che il Duomo sorgesse, testimonianze mute di un passato che tornava a farsi “vivo”.
Furono effettuate campagne di scavo tra il 1961-’62 e più recentemente nel 1996.
Queste ultime,con i moderni strumenti di datazione cronologica, hanno permesso di raccogliere elementi per una collocazione temporale abbastanza precisa del complesso ipogeo, che si colloca al IV secolo d.C.
Prima di tale data, si avanza l’ipotesi che in quest’area si trovasse un Tempio pagano dedicato a Tempio pagano dedicato a Minerva e che poi venne trasposta alla Vergine Madre Cristiana.

Ma non è tutto…

Il cardinale Giovanni Battista Montini (futuro papa Paolo VI) visita, il 5 luglio del 1961, i resti archeologici del battistero venuti alla luce in piazza Duomo durante i lavori per la metropolitana.
La dedicazione a Santa Tecla, data alla prima basilica cristiana (iniziata forse nel 340 d.C.) fu più tarda: inizialmente la chiesa era intitolata al Salvatore e denominata ecclesia nuova o maggiore (major o nova) per distinguerla da una più antica e di dimensioni minori, detta minor o vetus.
Ulteriore conferma che qui esisteva già un edificio costruito in epoca precristiana.
La risacralizzazione di un luogo, è usanza consueta.

Un luogo considerato “sacro” non perde mai la propria valenza, a dispetto del mutare degli “eventi”.
Queste trasformazioni, che definiremmo “rinnovamenti” si devono intendere in una visione storica, poichè nel 313, con l’Editto di Costantino, Milano assunse un ruolo politico preminente nell’Impero Romano di Occidente, di cui divenne capitale, e anche in quello religioso, poichè al cristianesimo veniva riconosciuta libertà di espressione e in breve diventa religione dell’Impero.
Santa Tecla aveva il suo battistero, ottagonale, intitolato San Giovanni alle Fonti, in cui la leggenda dice venne battezzato S.Agostino nel 387 dal vescovo Ambrogio.
Quando, nell’ 836 si costruì una nuova basilica, in parallelo e poco più avanti a S.Tecla, denominata Santa Maria Maggiore (o Nostra Signora-Notre Dame), anche questa si dotò di un battistero, Santo Stefano alle Fonti, di forma irregolarmente ottagonale (che oggi compare un po’ più a nord dell’abside della chiesa), la cui vasca pervenne probabilmente dall’antica basilica vetus, e pare che qui Ambrogio ricevette il battesimo, nel 374.
Questo battistero è il più antico presente a Milano, e dunque si ipotizza che un vecchio complesso costituito da due chiese, una episcopale maggiore e una minore, vi fossero annesse.
In questo contesto, appare dunque una certa confusione, poichè Santa Tecla, edificata dopo questo vecchio complesso, sarebbe automaticamente divenuta “nova”(rispetto a quest’ultimo).
La questione si deve collocare nella storia locale di Milano nel IV secolo: Ambrogio (nel 386) si contrappone all’imperatore, Valentiniano II, filoariano, che rivendica la basilica nova (S.Tecla).
A quel tempo dunque, il complesso della cattedrale era verosimilmente articolato in due blocchi:
a) S.Tecla e il battistero di San Giovanni alle Fonti
b) le due chiese annesse al battistero di S.Stefano alle Fonti
Un’ipotesi delle funzione del doppio battistero è che uno fungesse per i maschi e l’altro per le femmine.
La basilica di Santa Tecla, circa cento anni la sua edificazione, subì un incendio, nel 452 ad opera delle scorrerie degli Unni capeggiate da Attila; venne restaurata e nel 836, appunto, abbinata alla nuova chiesa di S.Maria Maggiore.
Subì un ulteriore incendio, nel 1075 e venne nuovamente riparata.
Le cronache attestano che la facciata di quel primo Duomo fosse tutta ricoperta di marmi a pezzi quadrati di due colori, alternati bianco e nero; c’è chi scrisse che la chiesa jemale (invernale), cioè appunto S.Maria Maggiore, potesse contenere settemila persone, che appare una cifra un po’ esagerata!
Nel 1392 la chiesa di Santa Tecla fu dichiarata pericolante perchè troppo ‘vetusta’ e nel 1459 venne abbattuta, in seguito ad un decreto emesso l’anno prima dall’Arcivescovo di Forlì, Carlo.
Ma c’era un mistero che aleggiava attorno a questo fatto “storico”.
Per molto tempo gli studiosi si sono affaticati inutilmente nel cercare di capire come mai ci fossero due demolizioni di Santa Tecla (una nel secolo XV e un’altra nel secolo XVI) ma oggi, grazie al paziente lavoro di Ada Grossi, possiamo capire abbastanza bene come sono andate le cose.
La facciata e il Paradiso dell’antica basilica non vengono demoliti nel 1461 ma vengono lasciati in piedi sia perché erano occupati dalle botteghe, sia perché la vecchia facciata doveva servire da ingresso per la nuova chiesa.
E in effetti nel 1481 si costruisce una piccola chiesa rotonda, che volge le spalle al Duomo e che utilizza come ingresso l’antica porta di Santa Tecla.
Purtroppo non conosciamo le fattezze di questo edificio, che alcuni hanno supposto che fosse stato ideato dal Bramante.
Si sa soltanto che i lavori procedettero faticosamente e tra mille polemiche senza veramente concludersi mai.
Si sa anche che la chiesa aveva almeno un altro ingresso verso il Duomo e che almeno una cappella sporgeva dal corpo circolare dell’edificio.
La copertura, forse prevista a cupola, non venne probabilmente mai realizzata.
E il Battistero di San Giovanni alle Fonti? Che fine fece?
Un documento della Fabbrica del Duomo afferma che il 4 novembre 1387 le colonne del battistero vennero riposte in un vano chiuso nella cripta di Santa Tecla.
Ciò può confermarci nell’idea che nel 1387 il battistero non esisteva più, ma testimonia anche della sua recente demolizione?
Non sarebbe stato più logico demolirlo al tempo di Azzone, quando si volle creare la nuova piazza?
Le colonne potrebbero anche essere state riposte da qualche parte e recuperate nel 1387 dai decumani preoccupati che potessero sparire nella grande confusione del cantiere del Duomo.
A parte la demolizione di S. Giovanni, comunque, sulla piazza dell’Arengo avvengono poche trasformazioni a causa del Duomo, che sta crescendo dietro S. Maggiore Maggiore, piuttosto lontano dalla piazza.
Resta solo da chiarire il mistero della nuova facciata di S. Maria Maggiore, che viene realizzata in un’epoca imprecisata della seconda metà del Trecento e secondo un disegno che potrebbe addirittura rinviare all’inizio del Quattrocento.
Il silenzio dei documenti della Fabbrica su quest’opera ha sempre imbarazzato tutti gli studiosi, che hanno preferito sorvolare sull’argomento…

Del Battistero di S.Stefano alle Fonti restano ruderi sotto l’abside del Duomo attuale.

Intanto,aveva preso avvio il grande cantiere del Duomo,che sarebbe proseguito per secoli e secoli…

La domanda ora sorge spontanea… cosa hanno trovato davvero sotto il Duomo… che siano davvero i resti di Santa Tecla???  o è davvero come dicono a prima vista una città sotterranea?

Fonte: link, link

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