Il castello spettrale

Luogo: Oria (BR)

IL CASTELLO SPETTRALE

Ancora oggi, sinistra e tetra, affascinante e cera come il suo nome, si aggira per le stanze di questo castello con le poltrone rivestite di pelle umana, la bella e triste Bianca Guiscardi.

Di leggende affascinanti e tetre il nostro paese si può dire sia… sepolto; ve ne sono alcune che hanno resistito per secoli sebbene siano nolo il parto di una voce che nel vento si trasmette.

Nei nostri territori alcune storie resistono per secoli anche se a volte paiono molto più che irreali dell’irreale, un esempio lo abbiamo qui nel Castello di Oria.

Il castello sorse a controllare un’area altamente strategica al confine tra i possedimenti bizantini nel salento ed i territori conquistati dai goti. Nell’XI secolo fu perno della difesa/controllo dell’abitato e del territorio circostante.
Probabilmente ai normanni è riferibile il torrione di forma quadrata, inglobato poi in parte in strutture di epoche successive. Soprattutto in età federiciana (1225- 1227), furono apportate varie modifiche al punto che generalmente è ora denominato “castello svevo”. Federico II lo ampliò e lo modificò per renderlo anche utilizzabile, secondo il suo costume, come residenza al punto che in occasione del suo matrimonio con Iolanda di Brienne il castello ospitò numerosi ospiti d’onore. Altre importanti modifiche furono effettuate nei periodi successivi, in particolare in quello angioino a cui vanno riferite le torri cilindriche delle “del Salto” e del “Cavaliere”.

Numerose volte il castello ha dovuto resistere ad assedi, come quello di Manfredi, o a vari assalti come quello di Giacomo Caldora (1433) o di Pietro de Paz (1504) che non riuscì a prendere la rocca.

Il castello fu quindi luogo accogliente per re, principi e cavalieri; oltre gli invitati al matrimonio di Federico II, ricordiamo che vi sostarono la regina Maria d’Enghien (1407), il suo sposo Ladislao re di Napoli (1414), la principessa Elisabetta di Chiaromonte e il re Ferrante d’Aragona (1447). Un episodio importante per l’epoca è la partenza di Alfondo II di Napoli da Oria per liberare Otranto dai Turchi (1480). Anche in tempi recenti è stato meta di personalità e studiosi italiani e stranieri.

Il 15 Dicembre 1933 il Comune di Oria cedette il Castello, alla famiglia Martini Carissimo, ricevendone in cambio Palazzo Martini, poi adibito a Sede Municipale. I Martini Carissimo restaurarono il Castello con l’ausilio dell’architetto Ceschi. In considerazione dello sforzo profuso dalla famiglia Martini Carissimo, il Re d’Italia Vittorio Emanuele III, volle conferire a questa famiglia il titolo di Conti di Castel d’Oria. Il 2 Luglio 2007 il Castello è stato acquistato dalla società Borgo Ducale S.r.l. dei coniugi Giuseppe Romanin
e Isabella Caliandro. Il castello di Oria è Monumento Nazionale.

Nel Giugno 2011 è sede del matrimonio del figlio di un personaggio politico, ormai sulla via del tramonto e che non è possibile nominare, la cui impronta politica ma soprattutto culturale fu notevole a cavallo del 2000, al punto da influenzare usi e consumi dell’epoca, modificare i rapporti sociali ed umani tra le persone oltre ad aver cercato di mutare lo stesso concetto di giustizia, avversata in quanto ostacolo alla normale operatività piuttosto che considerata come baluardo ai soprusi ed alle ingiustizie dei potenti.

A proposito di rapporti tra uomini e donne. secondo la leggenda, nel 1400, in questo castello si rifugiò la bellissima Bianca Guiscardi che qui si suicidò per colpa del potente di turno che voleva possederla.

La bella Bianca sembrerebbe ancora oggi abitare il castello, attraversarne il cortile ed affacciarsi alle sue finestre.

Oria fumosa

Un’altra storia che ruota attorno al castello medievale di Oria riguarda la cosiddetta leggenda di “Oria fumosa”.
Tale leggenda narra che durante la costruzione del castello, le mura crollassero continuamente. Il popolo consultò l’oracolo che emise un terribile verdetto: affinchè le mura non crollassero occorreva il sacrificio di un innocente.
Fu così rapita una fanciulla e sacrificata sulle prime pietre delle mura, che così non crollarono più. Quando la madre della fanciulla sacrificata scoprì la morte della figlia imprecò contro Oria urlando: “Possa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore disperato”.

In alcune sere ancora ai nostri giorni, Oria è avvolta dalla nebbia, e gli anziani ricordano la storia con una struggente nenia: “Ad Oria fumosa, uccisero una bambina così piccola che potevano metterla in una tasca”.

Altre leggende si raccontano, come quella della bambina che degli operai incaricati di alcuni restauri sembra abbiano prima sentito e poi addirittura visto.

Tale apparizione avrebbe terrorizzato gli operai a tal punto da indurli a chiedere di essere rimossi dall’incarico e trasferiti.

In rete c’è anche la testimonianza di una persona che dice di essere a conoscenza dell’esistenza di raccapriccianti “cimeli di guerra” presi dal conte o da Alfonso II di Napoli nella guerra contro gli infedeli… Questi cimeli sarebbero costituiti da poltrone rivestite di pelle umana.

castellodioria

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