La Rocca dei misteri

Luogo: Senigallia (AN)

Costruita ai tempi dell’Impero romano nel 300 a.C. la rocca di Senigallia non ha mai incontrato momenti di inutilizzo essendo stata sempre baluardo della città, fungendo da fortezza di difesa a simbolo di potere, a luogo di formazione delle milizie cinquecentesche, a carcere in età pontificia, a ospedale nella prima guerra mondiale. Oggi ci appare ormai ristrutturata come si vede dalle torri quattrocentesche rotonde volute da Giovanni della Rovere, Signore di Senigallia nella seconda metà del 1400 che, per le notevoli modifiche apportate sulla fortezza, le conferì anche il nome di “fortezza roverasca”. Principalmente decide di rinnovarla sì per difendere Senigallia dall’incursione dei turchi, ma soprattutto per difendere se’ stesso e la sua famiglia. E non ebbe tutti torti, dato che la Signoria dei Della Rovere durò ben oltre un secolo e mezzo dal 1471 al 1631.

Le carceri e il prigioniero murato vivo
Entrando nel castello si accede al cortile che rappresenta un palcoscenico di tutte le diverse fasi costruttive della rocca, vi è un grande contrasto tra la zona prettamente militare e difensiva delle pareti di destra e l’aspetto rinascimentale dolce e signorile delle pareti di sinistra.
E’ proprio qui che è possibili vedere le mura realizzate con materiale di reimpiego della vecchia fortezza romana. E su una parete, si può notare la cella di un prigioniero murato vivo.
Sopra l’entrata della zona residenziale vi è un’iscrizione in pietra che ricorda il Governatore di Senigallia, Francesco Fumacioli nel 1665, durante il pontificato di Alessandro VII volle trasferire la cappella in un altro ambiente della rocca provvedendo a proprie spese per adornarla.

Le misteriose iscrizioni “Io Dux” e “Io Pre”
In tutta la rocca sorprende l’assidua presenza delle parole “Io Dux” e “Io Pre” riferito a Giovanni della Rovera Duca e Prefetto. “IO” non si riferisce in senso di “me”, ma di “Do”, iniziale di Doannes, ovvero Giovanni, ma la cosa dovrebbe suonare strana perchè, scrivere il proprio nome così spezzato era una sorta di esagerata modernità. E’ dunque più probabile che abbia semplicemente voluto dire “Io” come se parlasse la stessa rocca, come se lui continuasse a vivere in essa.

La sfinge e i sette serpenti
All’interno della stanze alla base degli archi vi sono diversi bassorilievi, ma quelli che catturano maggiormente l’attenzione sono le raffigurazioni di misteriosi sfingi con in capo sette serpenti. Misterioso dunque come indecifrabile ci appare il suo simbolo, un elmo sormontato da una sfinge con sette serpenti. Entrambi gli animali sono simbolo di astuzia e intelligenza, la sfinge è un mostro che per sconfiggerlo è necessario rispondere ad un suo indovinello, mentre i serpenti (in questo caso sono sette e simboleggiano ulteriormente la perfezione) rappresentano l’inganno geniale nei confronti dell’uomo e della donna. Se posizionati anche sopra la sfinge la quale è sopra la testa, intesa come elmo, vi rivuole trasmettere un’intelligenza sovrumana appartenuta a Giovanni. Addirittura poteva spaventare per questo concetto rispetto a cui usava magari simboleggiarsi con animali nobili o fiere spaventose come grifoni, arpie, mostri. La forza spaventava, ma l’intelligenza assoluta poteva intimorire ancora di più.

Una scala elicoidale assolutamente perfetta
Infine nella rocca è impossibile non restare affascinati di fronte a un capolavoro di ingegneria e architettura, così armonico da risultare estraneo rispetto all’intero castello: la scala elicoidale. Costruita a blocchi monolitici sovrapposti e incassati nel muro che si espandono dai sotterranei fin sul lungo il torrione nord adiacente alla zona residenziale.
Vi sono altri esempi di scale elicoidali simili anche se rari, è possibile infatti trovarne un’altra nel Palazzo Ducale di Urbino, nella Rocca Costanza di Pesaro e nelle Rocche di Mondavio e di Mondolfo, quest’ultima distrutta intorno alla metà del secolo XIX. Quasi sempre ogni castello ne possiede una per ogni torre, ma di solito vengono costruite attorno ad una grossa colonna per necessità sia difensive che di sicurezza. Infatti tutte le scale a chiocciola hanno una circolarità dal basso verso l’alto in senso antiorario, cosicché i difensori destrimani possono colpire meglio con la spada, cosa che sembra difficile agli attaccanti sempre destrimani (i mancini sono sempre stati rari) perchè avevano come ostacolo il muro interno e non potevano aprire il braccio per dare l’arcata del colpo. Inoltre le scale non erano armoniose perchè spesso i gradini portavano altezze differenti per far inciampare chi non li conosceva perfettamente. In questo caso invece non abbiamo una scala difensiva, ma un’opera d’arte, una visione perfetta, un autentico frattale. E’ impossibile non ammirarla e perdersi nel suo sviluppo verso l’infinito. Una formula matematica vivente, l’interno di una conchiglia che affascina perchè. in un contesto di mura fredde, funzionali. Perchè è stata costruita? Senza corrimano come scala era alquanto pericolosa, doveva avere una qualche funzione. Che sia una prova di intelligenza di Giovanni della Rovere? Che sia un indovinello della Sfinge suo simbolo? Chi ne possegga la soluzione provi a trasmetterla alla sfinge, qualcosa forse accadrà.

La pietra con 5 cerchi
Nei sotterranei è presente questo simbolo che viene ripetuto in altre zone d’Italia, prettamente laddove sarebbero passati i templari. Non se ne conosce il significato, probabilmente vuole richiamare l’armonia dei cinque livelli di conoscenza che non sono uno in fila all’altro, ma sono uno accanto all’altro, a dimostrare che non si acquisiscono in maniera progressiva, ma in una sorta di circolarità. L’ultimo viene naturalmente scoperto e nascosto dai primi quattro.
La conoscenza dei quattro elementi porta inevitabilmente alla comprensione assoluta del quinto sconosciuto all’uomo ma non alla natura. L’arte della scherma antica, che in tutto e per tutto era un’arte perchè volta all’addestramento del corpo ma soprattutto dello spirito, ha sempre considerato le 4 discipline di duello con la spada, legate ai quattro elementi della natura. La spada a due mani o a una mano e mezza viene associata alla terra per il combattimento grezzo, lento e più volto alla forza. La spada da lato viene associata all’acqua per la sinuosità del movimento laterale. La striscia o fioretto viene associato all’aria per la velocità e la leggerezza del combattimento. La sciabola viene associata al fuoco per il sibilo e le “frustate” date con la lama simili a fiamme.
20111115-rocca-1-g

 

 1,388 Visite totali,  1 visite odierne

Condividi: