Il lago magico

Luogo: Ascoli Piceno

Il Lago di Pilato è uno specchio d’acqua a 1940 metri sul livello del mare, tra leggenda e realtà, nel cuore del Parco dei Monti Sibillini. E’ conosciuto anche come “lago degli occhiali! per la forma dei suoi invasi complementari e comunicanti nei periodi di maggiore presenza di acqua.
Il lago si trova nelle Marche, vicinissimo al confine con l’Umbria. E’ racchiuso in una stretta valle glaciale a nord della cima principale del Monte Vettore.
E’ l’unico lago naturale delle Marche e uno dei pochissimi laghi glaciali di tipo alpino presenti sull’Appennino. Si è formato a causa dello sbarramento creato dai resti di una morena creatasi in epoca glaciale. L’ultimo modellamento della valle glaciale è del Pleistocene superiore.
Ai secoli XII-XIV risale, secondo sicure testimonianze letterarie, la denominazione del Lago di Pilato: secondo la tradizione popolare Ponzio Pilato fu condannato a morte dall’imperatore Tiberio, che ordinò che il suo cadavere fosse lasciato su un carro tirato da bufali. Questi con il loro triste carico da Roma giunsero sulla cima del Monte Vettore e da li si gettarono nel lago che da quel giorno è popolato da demoni.
Il lago di Pilato, di forma ovoidale, aveva al centro un’isoletta, ancor oggi identificabile, dove gli stregoni si recavano, fermandosi entro tre cerchi, uno dei quali tracciato da Virgilio l’altro da Cecco d’Ascoli per consacrare il “libro del comando” e gli altri grimori.
Poetica è la leggenda, riportata dal Graf, che vuole sia un’altra l’origine del lago. Nel giorno in cui venne crocifisso Gesù, alcuni pastori notarono, tra i Monti Vettore e Sibilla, apparire misteriosamente un laghetto dall’acqua rosseggiante come sangue, ed intorno ad esso un praticello le cui foglie somigliavano a due mani congiunte, sulle quali spiccava un segno scuro. Quella gente semplice riconobbe in quel segno la fessura prodotta dai chiodi nelle mani del Cristo e, poichè responsabile della morte del Salvatore era comunemente ritenuto Pilato, si affrettò a chiamare il laghetto Lago di Pilato.
Un’altra leggenda narra che chi vi giunse per la prima volta vide le sue acque completamente rosse e pensò di essere arrivato nel luogo in cui, per qualche via misteriosa e ignota, il regno dei viventi entrava in comunicazione con quello sotterraneo dei morti. Fu da allora che streghe, stregoni e negromanti iniziarono a frequentarlo per celebrarvi i loro riti magici e per consacrare nelle sue acque il famoso “Libro del Comando”. Nell’archivio storico del comune di Montemonaco è conservata gelosamente una pergamena del XV secolo, tradotta dal Direttore dell’Archivio Arcivescovile di Lucca ed egregiamente presentata dal Prof. Paolo Aldo Rossi, a testimonianza che il lago, in epoca tardo medievale, era frequentato da cavalieri dediti alla nobile arte dell’alchimia provenienti da ogni parte d’Europa.
Altro nome usato nell’antichità appunto era quello di Lago della Sibilla, come si evince da una sentenza di assoluzione emessa dal Giudice della Marca Anconitana De Guardaris nel 1452, a favore della comunità di Montemonaco, per aver accompagnato cavalieri stranieri a consacrare libri magici ad Lacum Sibillae.
Nel Museo dell Grotte della Sibilla, presso Montemonaco, è custodita una pietra scura, detta “La Gran Pietra”, che reca incise lettere misteriose e rinvenuta nei pressi del lago. Secondo la leggenda questo sarebbe il lago Averno da cui si entra nel mondo degli Inferi.

Laghi_Pilato_Inverno

 

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