Josef Mengele

JOSEF MENGELE

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Luogo: Josef Mengele fu sepolto nel cimitero di Nostra Signora del Rosario, Brasile

Josef è un medico nazista ed ufficiale delle SS tedesco. E’ tristemente noto per i crudeli esperimenti medici e di eugenetica che svolse, usando come cavie umane i deportati, anche bambini, del campo di concentramento di Auschwitz.
Per la sua attività svolte nel campo di concentramento, era stato soprannominato “Angelo della morte”. Il nome ha una duplice connotazione; infatti era sia negativo per la mancanza di pietà umana e ogni sorta di rimorso, sia positivo, perchè alcuni prigionieri, presi sotto l’ala di Mengele, di fatto scamparono a morte certa. La sua figura assunse triste notorietà, sopratutto nel dopoguerra, quale esempio di negazione dei principi stessi della medicina.
Nel 1940, si arruolò come volontario nel servizio militare, dopo il quale servì la 5. SS-Panzer-Division “Wiking” nel fronte orientale. Nel 1942 fu ferito sul fronte russo e giudicato sanitariamente inadatto al combattimento; venne promosso al rango di “Capitano delle SS” per il salvataggio di due soldati tedeschi. Per questo ricevette anche delle croci di ferro. Il 30 maggio del 1943, iniziò a prestare servizio ad Auschwitz.
Sopravvisse alla caduta del regime nazista e, sfuggito al processo di Norimberga, dopo un periodo di vita in incognito in Germania, si rifugiò in Sud America, spostandosi successivamente in diversi paesi. Il falso documento di identità che gli permise di emigrare gli fu rilasciato dal Comune di Termeno, comune noto per aver rilasciato diversi falsi documenti di identità a vari criminali nazista.
Nonostante fosse ricercato come criminale di guerra nazista, sfuggì alla cattura per il resto della sua vita. Riguardo alla sua morte, molte persone nel corso degli anni hanno dichiarato di averlo ucciso, ma in realtà è deceduto per cause naturali.

Ad Auschwitz
Nel maggio 1943, Mengele rimpiazzò un altro dottore nel campo di concentramento di Auschwitz, per poter portare avanti i propri studi e ricerche.
Durante i 21 mesi di permanenza, l’atteggiamento di Mengele nel campo fu registrato da numerose testimonianze. Alcune parlano di un Mengele “buono”, che salva dei gemelli dalla camera a gas per analizzarli, che si occupava dei bambini portando loro dello zucchero. Mengele veniva anche chiamato “l’angelo bianco” dai deportati, per l’atteggiamento e per il camice che indossava quando si apprestava a scegliere chi avesse dovuto far parte delle sue ricerche, chi avesse dovuto lavorare e chi era destinato alle camere a gas.
Più spesso tuttavia si mostrava crudele, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “angelo della morte”; uccideva senza pietà prigionieri a calci, colpi di pistola o iniezioni di fenolo; in un battito di ciglio decideva alla banchina, se una persona era da destinare al lavoro o alle camere a gas. Egli disegnò una linea sul muro del blocco dei bambini, alta circa 150 centimetri, ordinando le esecuzioni nelle camere a gas di chi non raggiungeva tale misura. Quando un capannone venne infestato dai pidocchi, Mengele decise di uccidere tutte le 750 deportate che vi risiedevano. Uno dei sopravvissuti disse che aveva uno sguardo che diceva “io sono il potere”.
Secondo molti, il suo sdoppiamento di personalità era dovuto alla sua assoluta fedeltà all’ideologia nazista e quindi l’estrema dedizione che osservava quando era chiamato a svolgere il suo “dovere” nello svolgimento del quale era assolutamente distaccato e non tradiva alcuna emozione. Tuttavia in momenti meno formali, al tempo stesso risultava essere una persona piacevole e comprensibile come raccontano gli stessi medici che con lui collaborarono.
Ad ogni modo, molto spesso Mengele altalenava momenti di calma e pacatezza e rispetto a scatti d’ira incontrollabili..
Uno dei suoi disturbi era infatti legato alla sua estrema attenzione per i dettagli, l’efficienza e la cura dei particolari in ogni cosa facesse, avendo un’attenzione maniacale per l’igiene. Alcuni prigionieri ricordano infatti di Mengele il suo portamento elegante, gli abiti sempre impeccabili e il profumo. Paradossalmente alcune prigioniere dello stesso campo, erano infatuate di lui.
Nel 1945 Mengele fu costretto ad abbandonare il campo di concentramento portando con sè tutto il materiale delle sue ricerche che fino ad allora aveva condiviso con alcune personalità del settore medico come Butenandt e von Verschuer che lavoravano all’esterno di Auschwitz a cui inviava relazioni dettagliate. La fermezza ed il rigore di Mengele nello svolgere le mansioni assegnate si evidenziarono fino alla sua ultima ora trascorsa nel campo. Il giorno prima dello sgombero stesso, Mengele continuò nell’eseguire le selezioni: esaminò l’ultimo treno con circa 506 prigionieri condannandone alle camere a gas circa 470-480.

Sperimentazioni umane
L’ingresso ad Auschwitz venne vissuto da Mengele come un’occasione unica ed irripetibile: poteva eseguire ricerche su qualsiasi soggetto lo interessasse, poteva analizzarli, operarli, sezionarli e ucciderli senza essere esposto a nessuna responsabilità. E’ per questa ragione che Mengele, a differenza di altri medici SS, dedicò tutte le sue energie alle ricerche e ai suoi studi, proprio perchè sapeva che in nessuna parte del mondo era possibile svolgere le sue ricerche in un modo anche solo simile.
L’obbiettivo di Mengele, secondo la maggior parte degli studiosi, consisteva proprio nel riuscire tramite gli esperimenti nel campo di concentramento ad effettuare quelle scoperte tali da consacrarlo alla storia per sempre.
Nel periodo che trascorse ad Auschwitz, Mengele sfruttò tutto il tempo a sua disposizione: organizzò una squadra composta essenzialmente da medici e infermiere, in particolare un’antropologa, tutti reclutati all’interno dello stesso campo e quindi a loro volta prigionieri. L a squadra così composta godeva di protezione e il semplice fatto di ricoprire questo ruolo li salvò da morte quasi certa.
I suoi studi nel campo riguardarono due aspetti: il fondamento biologico dell’ambiente sociale, la trasmissione dei caratteri e i tipi razziali e infine persone con elementi di anormalità. Tali studi vennero condotti esclusivamente sui gemelli, che rappresentavano la sua principale ossessione. Oltre a questi, studiò anche zingari e mostrò un certo interesse anche per i nani ed ebrei, che Mengele reputava delle forme umana “anomale”. Tra le sue ricerche nel campo, una parte furono dedicate anche al noma.
Tra gli studi di Mengele a carattere meno scientifico e di natura nazista, si ricordano quelli legati agli occhi; di questi, Mengele seguì due filoni, uno riguardante l’eterocromia e l’altro la possibilità di riuscire a mutare il colore degli occhi. Dopo la morte, i cadaveri erano sottoposti ad autopsia e spesso alcune parti dei corpi o interi feti conservati grazie alla formalina venivano inviati al di fuori del campo per effettuare su di essi ulteriori e più approfonditi esami.

Ricerche e sperimentazioni sui gemelli
Tra le ricerche condotte da Mengele nel campo, quelle a cui dedicò più energia e attenzione furono riservate ai gemelli. In particolar modo, Mengele concentrò la sua attenzione sui gemelli monozigoti.
Lo stesso Mengele si recava alla banchina, dove arrivano i treni dei prigionieri, per selezionare egli stesso i gemelli non appena scendevano. I gruppi di gemelli comprendevano individui delle età più diverse, da piccoli ad anziani, tra questi veniva scelto il più anziano, che assumeva la funzione di Capogemelli o padre dei gemelli, per distinguerli ulteriormente dagli altri prigionieri, gli venivano tatuate insieme al numero alche le due lette ZW (cioè Zwillinge, Capogemelli).
Delle sue ricerche nel campo di concentramento, Mengele teneva sempre informato il suo ex professore universitario inviando anche all’istituto di biologia razziale a Berlino, esemplari e relazioni. Mengele analizzava i gemelli insieme, che sottoponeva a ricerche di tipo comparato. Nel suo analizzare i gemelli identici, Mengele effettuava misurazioni, fotografie, prelievi di sangue spesso ad ogni visita.
Alcuni gemelli superstiti, invece, affermano che le ricerche di Mengele riguardarono anche altre pratiche: utilizzo di sostanze chimiche per analizzare la reazione della pelle, o pressioni su parte del corpo per misurare la resistenza o iniezioni.
Sulle relazioni tra Mengele e i gemelli vi sono testimonianze contrastanti. Un assistente dello stesso Mengele, testimoniò che era lo stesso Mengele ad ucciderli. Per quanto riguarda gli altri prigionieri, diversi dai gemelli, non ci sono invece dubbi: ne uccise diversi sparandogli o attraverso iniezioni di fenolo.
Altri affermarono di non aver mai avuto notizia del fatto che Mengele uccidesse i gemelli che studiava e se una cosa del genere si fosse verificata per loro sarebbe stato impossibile non venirne a conoscenza. Oggettivamente i gemelli conducevano nel campo una vita migliore rispetto agli altri prigionieri: infatti veniva loro concesso di continuare ad indossare gli indumenti originari e di non radersi i capelli.
I gemelli vivevano in un blocco speciale, vicino alle baracche dedicate alle ricerche e separati dagli altri prigionieri, svolgevano i lavori meno faticosi, avevano una razione più nutriente e godevano di una protezione pressochè totale: se rubavano non venivano uccisi, potevano girare nel lager liberamente e non potevano essere malmenati o lesi dai prigionieri e dalle stesse SS.
Questo speciale trattamento permise alla maggior parte dei gemelli di sopravvivere per lunghi periodi e riuscire a giungere fino alla liberazione dello stesso KZ per opera dei russi. Infatti, le probabilità di sopravvivenza degli altri prigionieri rispetto a quelli dei gemelli monozigoti erano pressocchè nulle, contando il fatto che molti prigionieri furono gassati appena scesi dai treni e non trascorsero ad Auschwitz neppure una notte.
Il gruppo di gemelli mantenuti in vita per gli esperimenti sopravvisse anche all’ultimo ordine di Mengele di essere gassati, dato che le truppe dell’Armata Rossa stavano sopraggiungendo, ma l’ordine non potè essere eseguito poichè le scorte di gas erano esaurite.

La fuga in Sud America
Nell’immediato dopoguerra iniziò la ricerca dei criminali di guerra nazisti, tra questi vi era anche Mengele. Alla sua ricerca si dedicarono in particolar modo i servizi segreti israeliani Mossad, ma anche il governo americano e quello tedesco. Per agevolare la sua cattura venne anche fissata una tagli di circa 3.000.000 di dollari per chi lo avesse catturato e consegnato alle autorità.
Le modalità della fuga furono simili a quelle di Adolf Eichmann. Gli furono infatti forniti, con modalità non chiarite dai responsabili, dei documenti falsi che asserivano si chiamasse Helmut Gregor, nato nel comune di Termeno in Alto Adige.
ENel 1949 si imbarcò con una nave dal porto di Genova diretto nell’America meridionale, arrivano poi in Paraguay dove rimase diversi anni. Finchè fuggì dopo qualche anno, prima in Argenti a Buenos Aires e poco tempo dopo, nel 1955, in Brasile, dove rimase per circa 25 anni fino alla sua morte. Durante questo periodo, visse prima in una casa con due sorelle ungheresi anticomuniste, simpatizzanti per il regime nazista e poi con una famiglia del luogo, mantenendo sempre nascosta la sua vera identità.
All’arrivo in Sud America, Mnegele inizialmente nascose la propria identità adottando diversi nomi falsi, dopo alcuni anni però decise di tornare ad utilizzare il suo vero nome, convinto ormai di essere scampato alle ricerche di America, Israele e la stessa Germania.
Tuttavia, dopo alcuni anni, Mengele iniziò ad allarmarsi: ritornò subito ad adottare un’identità falsa e si spostò diverse volte cambiando diverse abitazioni. Nel periodo in cui visse in Sud America, lavorò come operaio nella stessa industria della famiglia Mengele, che anche in Sud America aveva degli stabilimenti.

La morte
Nel 1979 morì in Brasile in conseguenza di un attacco cardiaco mentre stava nuotando a pochi metri dalla riva nell’oceano Atlantico. Fu sepolto nel cimitero di Nostra Signora del Rosario sotto la falsa identità di Wolfgang Gerhard.
Nel 1985 il suo corpo fu scoperto, nel 1992 la salma fu riesumata e il suo DNA fu confrontato con quello del fratello, che inizialmente si rifiutò di fornirlo, ma cambiò idea successivamente, su pressioni dello stesso governo tedesco. L’esame accertò con una probabilità pari al 99,69%, che la persona lì sepolta fosse Josef Mengele.

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