Perchè alle volte non ricordiamo i sogni?

Perchè alle volte non ricordiamo i sogni? Una recente ricerca ad opera di un team di esperti francesi ha dimostrato come ricordare i sogni non sia un fattore del tutto positivo.
I ricercatori si sono interrogati sul perché alcune persone siano in grado di ricordare i propri sogni quando si svegliano la mattina, mentre altre non li ricordino affatto.
Perrine Ruby, a capo della ricerca presso il Lione Neuroscience Research Center, ha studiato le caratteristiche che contraddistinguono questi due tipi di “sognatori”.
Attraverso questa analisi, è stata scoperta un’area del cervello in cui si trova una giunzione temporo-parietale, in altre parole un centro di elaborazione di informazioni che si rileva come più attivo in quelle persone che ricordano i sogni.
Se quest’area incrementa la propria attività, il cervello potrebbe ricordare più facilmente i sogni come avviene per i ricordi.
Il gruppo di ricerca ha dichiarato: chi ricorda i propri sogni risulta più attivo e sensibile agli stimoli uditivi esterni, mentre chi tende a non aver memoria della propria attività onirica gode di un sonno più profondo.
In poche parole chi ricorda i propri sogni non riesce ad avere un sonno profondo.
Il fatto dunque, che il cervello sia più reattivo comporterebbe dei risvegli durante la notte, che facilitano così la memorizzazione di ciò che si sta sognando.
Questo potrebbe spiegare perché chi ricorda i sogni appare più reattivo agli stimoli ambientali“, ha commentato il dottor Ruby, interrompendo il proprio sonno e, quindi, concedendo al cervello una maggiore possibilità di codificare i sogni nella memoria.
Il ​​cervello, infatti, se dorme non è in grado di memorizzare nuove informazioni e ha bisogno di risvegliarsi per essere in grado di farlo.
In passato già diversi studi erano stati condotti sull’argomento.
Il neuropsicologo sudafricano Mark Solms aveva notato come, in uno studio precedente, la lesione in questa zona del cervello comportasse l’incapacità di memorizzare i sogni.
Nonostante ciò, l’aspetto innovativo della ricerca di Ruby e del suo team sta nel dimostrare le diverse attività cerebrali tra coloro che non sono in grado di ricordare i sogni e coloro che invece sono in grado di farlo, sia mentre dormono, sia quando sono svegli.

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