La Chiaroveggenza

La Chiaroveggenza

Per poter parlare compiutamente di chiaroveggenza bisogna, per prima cosa, chiarire il significato specifico del termine.
E’ fin troppo facile equivocare ed è alto il rischio di andare a trattare argomenti che abbracciano sfere fenomenologiche diverse e in qualche caso più ampie della semplice, se semplice si può definire, chiaroveggenza.
Nello specifico essa è la capacità di acquisire conoscenze di eventi, luoghi, soggetti od oggetti attraverso una percezione extrasensoriale di tipo visualizzativo.
Tali fonti possono essere lontane nel tempo o nello spazio, oppure occultate, ed in ogni caso non visibili naturalmente, tanto da non poterne attribuire l’acquisizione ai cinque sensi naturali.
La parola deriva dal francese clairvoyance, e significa “visione chiara”, termine composto dal latino clarus, «chiaro» e videre, «vedere».
In base alla tipologia del contesto in cui viene utilizzato, il termine finisce fin troppo spesso per essere inteso non letteralmente, come percezione di tipo visivo, ma come acquisizione generica di conoscenza.
Il fenomeno paranormale per il quale un individuo ha percezione non esclusivamente visiva di un avvenimento, di cose materiali o successivi obiettivi, più o meno distanti nello spazio o nel tempo, ha un altro nome: si chiama “telestesia” (sensazione a distanza) e fu ideato nel XIX secolo da Federico Myers.
Un altro termine spesso utilizzato come sinonimo è quello di “Metagnomia”, coniato dai metapsichici Emil Boirac e René Sudre, avente il significato “conoscere” e “sapere”, sottintendendo indistintamente la conoscenza paranormale o percezione extrasensoriale; anche in questo caso il termine non risulta sufficientemente specifico in quanto non distingue il mezzo attraverso il quale tale conoscenza viene acquisita.
Solo in tempi abbastanza recenti lo scienziato statunitense John Rhine ha incluso la veggenza nella gamma dei fenomeni “Esp” (“extra sensorial perception”) ed ha usato il termine di “clairvoyance”, inserendolo nella terminologia internazionale.
In seno alla parapsicologia, inoltre, la chiaroveggenza viene distinta dalla divinazione.
In quest’ultima, infatti, le conoscenze provengono da una fonte soprannaturale come una divinità o un ente spirituale mentre, nella prima, giungono direttamente dalle capacità del veggente o sensitivo. Questa distinzione, semplice ma sostanziale, non è sempre rispettata: sia nell’uso comune che in quello letterario i termini vengono spesso assimilati ed utilizzati per pratiche di tipo divinatorio, come la chiromanzia o la cartomanzia.
C’è addirittura qualcuno che li utilizza per indicare una spiccata perspicacia di tipo intellettivo, che è totalmente estranea sia alla chiaroveggenza che alla divinazione.
Per semplificare possiamo dire che la chiaroveggenza é una relazione da “soggetto a oggetto”, mentre la telepatia lo é da “soggetto a soggetto”.
Appare chiaro da quanto fin qui enunciato che esiste una certa affinità tra chiaroveggenza e telestesia, in quanto rappresentano entrambe delle “pratiche” atte alla conoscenza.
Ma prima di classificare tra i fenomeni telestesici un episodio di chiaroveggenza, occorre indagare ed escludere le possibilità che si tratti di fenomeni telepatici o di “criptomnesia” (nei casi di oggetti smarriti e ritrovati per un sogno rivelatore).
Concluso questo preambolo introduttivo, utile solo a definire nel miglior modo possibile le caratteristiche del fenomeno, andiamo a descriverlo in maniera più approfondita.
La chiaroveggenza è una facoltà latente, posseduta allo stato grezzo da ognuno di noi durante il corso della nostra evoluzione: tutti, in potenza, abbiamo la facoltà di vedere nei mondi “invisibili”.
E’ un dono che abbiamo, ma il cui sviluppo non concede scorciatoie o trattative di alcun genere: si otterrà solamente con sforzo paziente e costante allenamento.
Il fenomeno si può manifestare nelle condizioni più varie: in stato di veglia, durante il sonno normale, in stato d’ipnotismo provocato o d’ipnotismo autoindotto; può affermarsi indipendentemente da ogni volontà o essere favorito da varie pratiche, che in definitiva tendono a produrre uno stato di trance leggera, come il fissare sfere di vetro o specchi e l’osservare fuochi o fumi.
Ci sono diversi tipi di chiaroveggenza ma a monte di tutto vi è una prima biforcazione fondamentale che riguarda la chiaroveggenza volontaria o positiva e quella involontaria o negativa.
Quella positiva o volontaria è caratteristica dell’l’individuo capace di indagare e vedere nei mondi nascosti con la piena padronanza di sé stesso e di ciò che sta facendo.
Questo tipo di chiaroveggenza viene sviluppata attraverso una vita pura ed utile, e l’individuo deve essere coscientemente allenato al suo uso, in modo che essa possa essere completamente utilizzata gratuitamente ed a fin di bene.
La chiaroveggenza negativa o involontaria si riscontra invece quando la vista dei mondi interiori si presenta ad un individuo indipendentemente dalla sua volontà; egli vede ciò che gli è dato di vedere e non può in nessun caso controllarne il fenomeno.
Questo tipo di chiaroveggenza è pericolosa perché lascia l’individuo indifeso di fronte alla possibilità di possessione da parte di entità disincarnate, con la probabilità che la sua vita, in questo mondo e nel prossimo, sia per lui letteralmente fuori controllo.
Nelle scienze paranormali si parla di «Chiaroveggenza Viaggiante» o “remote viewing” per quelle forme caratterizzate dal fatto che il sensitivo non percepisce la scena da distanza ma ha la sensazione di esservi immerso, di potersi muovere e di notare man mano dettagli ulteriori.
Tuttavia differisce dalla bilocazione in quanto a stato di coscienza: mentre nei casi di bilocazione la coscienza rimane interamente o nella persona fisica o nel suo “doppio”, in presenza di un fenomeno di chiaroveggenza viaggiante si ha invece uno stato di coscienza attiva in entrambe le persone, che paiono anche essere in grado di comunicare tra loro.
Questo permette allo sperimentatore di dare indicazioni alla persona fisica per ottenere dettagli sulla scena in oggetto.
Vi è poi la «Chiaroveggenza Tattile o Psicometrica», ossia la percezione di immagini e sensazioni, appartenenti al presente o al passato, dal tocco di un oggetto che è tipica anche di quei veggenti che riescono a localizzare una persona scomparsa, talvolta solamente tastando un oggetto ed essa appartenuto.
La premessa teorica necessaria per tale modalità prevede che la persona ricercata debba non essere più in vita, altrimenti, in linea teorica, è possibile supporre un contatto telepatico tra la persona scomparsa e il sensitivo.
Molto probanti sono anche reputati quei casi in cui il veggente sente o ha visione di grandi catastrofi lontane.
In questi casi si può parlare di «Veggenza Criptoscopica» che raccoglie anche tutti quei casi di visioni che riguardano luoghi fisicamente lontani dal veggente.
Altre caratterizzazioni fenomeniche della chiaroveggenza consistono nella lettura di libri chiusi, scelti a caso e in plichi sigillati:
La cosiddetta «Diagnosi Chiaroveggente» è un’altra caratterizzazione che, per alcuni soggetti sensitivi, può avvenire anche a distanza considerevole.
La definizione precisa è costituita dal termine “Eteroscopia”, o visione paranormale degli organi interni del corpo altrui, e può combinarsi, o meno, con la percezione di una malattia o un evento patologico in atto.
Inutile dire quanto essa sia controversa e fortemente dibattuta, per le sue ovvie e delicate implicazioni in campo medico.
Vi sono poi i fenomeni di veggenza «Mellontonica o Precognitiva», in altre parole la previsione di avvenimenti che devono ancora accadere e quelli di veggenza «Rabdica», riguardanti l’intuizione della presenza di acqua e metalli.
Ma come si acquista la chiaroveggenza?
Se questa facoltà è latente in ogni uomo, come possiamo svilupparla in noi, e conoscere direttamente il mondo meraviglioso di cui ci parlano coloro che la posseggono?.
Questa è la domanda che viene posta generalmente, una volta studiati i fenomeni e persuasi che si tratti di cosa seria e reale.
Ci sono molti metodi per ampliare tale facoltà, ma la maggior parte di essi è pericolosa e sconsigliabile.
Uno solo può, senza restrizioni, raccomandarsi a tutti egualmente.
Per ben comprendere la cosa e scorgere i pericoli da evitarsi, consideriamo ciò che si deve fare per ottenere tale sviluppo.
In molti di noi le facoltà del corpo astrale sono ormai completamente sviluppate, ma non abbiamo l’abitudine di adoperarle; esse sono cresciute lentamente, durante la nostra lunga evoluzione, ma appunto perché ci sono venute così gradatamente, non ci siamo ancora accorti di possederle ed esse sono, in gran parte, strumenti inoperosi nelle nostre mani.
Le facoltà fisiche, a cui siamo abituati, eclissano le altre e ne nascondono l’esistenza.
Per riacquistare il possesso di questa parte del nostro retaggio, quali esseri umani evolventi, si devono tenere le facoltà fisiche un po’ in disparte ed abituarsi ad impiegare le altre, che ci sono meno familiari.
Tenere in disparte le facoltà fisiche significa utilizzare alcune tecniche che si possono dividere in due grandi classi: una comprende i metodi per cui tali facoltà possono venire violentemente soppresse; l’altra comprende i metodi, molto più lenti, ma infinitamente più sicuri, con i quali noi stessi possiamo acquistare il dominio su di esse.
La maggior parte dei metodi, che insegnano la soppressione violenta delle facoltà fisiche, è più o meno dannosa al corpo fisico e tutti hanno qualche inconveniente che li rende poco auspicabili.
Uno di questi inconvenienti è di lasciare l’uomo in condizione passiva, capace forse di far uso dei suoi sensi superiori, ma con poca scelta sul modo d’impiegarli e in gran parte indifeso contro le spiacevoli influenze a cui potrebbe trovarsi esposto.
Altro inconveniente è che i poteri acquistati in tal modo possono esser solo temporanei: alcuni metodi conferiscono i poteri solo durante il periodo limitato di loro azione, ed anche i migliori dotano l’uomo di certe facoltà soltanto durante la vita fisica presente.
In oriente, dove queste cose si studiano da secoli, i metodi di sviluppo sono stati divisi in due classi, secondo i criteri appena citati, cioè: “Laukika” e “Lokoihra”.
Tutto ciò che si acquista col primo è inerente soltanto alla personalità e quindi serve solo per la presente vita fisica; mentre ciò che si acquista col secondo è acquisito dall’Ego, dall’anima, ed è quindi un possesso permanente, che passerà da una vita terrena all’altra.
Per la maggior parte dei metodi della prima classe non occorre che un costante allenamento dei veicoli; ma allorché l’uomo ritorna ad una nuova incarnazione con veicoli nuovi, tutto il lavoro è perduto; mentre col secondo metodo è l’Ego stesso che subisce l’allenamento, che impara a dominare i suoi veicoli, e naturalmente potrà applicare i poteri e le conoscenze acquisite ai nuovi veicoli, nella nuova vita.
Non possiamo trattare in un semplice articolo un argomento tanto vasto e, d’altra parte non è pensabile che possa contenere tutti i dettagli pratici necessari a chi desideri cimentarsi in tale pratica.
Ciò che in termini semplici e comprensibili possiamo dire è che tutte le tecniche che prevedono la soppressione forzosa delle facoltà fisiche, ossia la prima classe di tecniche di cui abbiamo parlato, partono dal concetto di abbassare il livello di guardia dell’Io fisico e far emergere l’Io spirituale.
Fra le tribù dell’India ciò è ottenuto spesso per mezzo di droghe: bhang, hashish ed altre dello stesso genere, le quali assopiscono il corpo fisico, all’incirca come fanno gli anestetici.
Altri riescono a mettersi in condizione di trance inalando esalazioni stupefacenti, prodotte di solito bruciando una miscela di aromi. La chiaroveggenza delle antiche pitonesse era probabilmente di questa tipologia.
Si asserisce che, nel caso di uno dei più celebri oracoli dei tempi antichi, la sacerdotessa sedeva sempre su di un tripode, posto sulla fenditura d’una roccia, da cui salivano vapori; e che dopo averli aspirati per qualche tempo essa cadeva in trance; e allora qualche altra entità parlava per mezzo suo, nel modo usuale delle sedute spiritiche.
Tutti probabilmente hanno sentito parlare delle danze dei dervisci, una parte della cui religione consiste appunto in danze estatiche, nelle quali vorticano freneticamente su se stessi, in una specie di delirio, finché, presi da vertigine, crollano insensibili al suolo.
Durante questa trance, pervasi come sono di fervore religioso, essi hanno spesso visioni straordinarie e possono, fino ad un certo punto, sperimentare fenomeni del piano astrale e ricordarli.
Le pratiche degli obeah o woodoo del sudamerica sono efficaci a produrre gli stessi risultati, ma sono generalmente collegate a cerimonie magiche.
Più o meno lo stesso risultato raggiungono gli sciamani americani attraverso l’uso di funghi allucinogeni.
Il medesimo obiettivo può essere raggiunto attraverso le tecniche di ipnosi, strumento diffuso in occidente, o per mezzo di esercizi di respirazione come avviene più diffusamente in oriente.
Nessuno di questi metodi per lo sviluppo della chiaroveggenza è tuttavia raccomandabile.
Senza la sapiente guida di un maestro esperto, che sappia consigliare tempi, modi, dosaggi e ritmi, si corre il rischio di minare gravemente la propria salute psicofisica, a volte in maniera irrimediabile.
Quale dunque è il modo consigliabile e sicuro?
Generalmente parlando, sono buoni i metodi che invece di sopprimere forzatamente le facoltà del corpo fisico, educano l’Ego a dominarle ed emergere.
Il modo più sicuro per riuscire è quello di affidarsi ad un istruttore competente e di fare soltanto ciò che egli consiglia.
La domanda a questo punto sorge spontanea: dove trovare questo insegnante qualificato?
Non certamente fra quelli che si autodefiniscono maestri e che prendono denaro in cambio del loro insegnamento, offrendo a suon di banconote i misteri dell’universo.
Si può attingere oggi alla fonte della conoscenza nello stesso modo in cui è sempre stato possibile farlo: presso i veri Maestri della grande scienza dell’anima.

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