Spiegazione generale sugli elementi magici

Spiegazione generale sugli elementi magici:
Secondo i principi dell’Ermetismo, ogni cosa che è stata creata è stata ottenuta per effetto degli Elementi.
Essi scaturiscono da una materia eterea, primordiale ed eterna che gli antichi iniziati chiamarono Causa Prima, Etere, Quintessenza o Akasha.
Tutto nell’universo può essere ricondotto all’Unità, perché oltre la molteplicità delle forme visibili non vi è che un unico Principio, in grado di differenziarsi all’infinito o di riassorbirsi, riconvertendosi in pura essenza o potenzialità.
Gli Elementi non sono corpi, ma principi attivi in modo costante.
La Terra è causa di pesantezza e di relativa fissità, e sfugge alle nostre percezioni così come l’Aria, agente volatilizzatore, e l’Acqua, che coagula (congela) i corpi, mentre il Fuoco li dilata.
Se classifichiamo gli elementi secondo il criterio della “finezza” o “sottigliezza” materiale, la Terra si trova al livello più basso, l’Aria al più alto.
Se li disponiamo nel senso del loro movimento, il Fuoco occupa la posizione superiore.
Gli elementi sono caratterizzati da specifiche qualità: caldo e secco per il Fuoco, umido e caldo per l’Aria, freddo e umido per l’Acqua e secco e freddo per la Terra.

I 4 Elementi

La Tradizione li rappresenta con una croce, il cui punto centrale rappresenta la Quintessenza, e gli associa i simboli “triangolari” che, uniti, vanno a formare il Sigillo di Salomone.
Dunque gli elementi vanno tutti a concorrere alla formazione di ogni corpo, e pertanto è possibile rinvenirli anche nel corpo umano: La Terra corrisponde alla materia corporea ovvero al regno del sensibile, il mondo saturnio; l’Acqua si riferisce a tutto ciò che è liquido fluidico ovvero il mondo lunare, magnetico, mondo delle forme mutabili e delle idee in gestazione; l’Aria è il soffio animatore che tiene desta la vita, ovvero lo spirito vitale, il mondo mercuriale; il Fuoco è la causa generatrice, l’Intelligenza, il Nous, la Volontà, l’Io superiore da cui è venuto il concetto di Dio unico, laddove ci si muove dal microcosmo al macrocosmo.
I Filosofi affermano che il vero elemento è il Fuoco, in quanto gli altri sono stati generati da lui. Questo concetto viene facilmente compreso laddove si osserva la trasformazione che può verificarsi in una sola ed identica sostanza che passa successivamente dallo stato solido a quello liquido e successivamente a quello gassoso per poi ritornare a quello solido.
Tale circolazione è diffusamente visualizzata con il passaggio dell’acqua dallo stato di ghiaccio a quello di acqua, poi di vapore per poi ridivenire ghiaccio. In tale circolazione l’acqua muta di stato, ma resta sempre comunque acqua.
Questa capacità di trasformazione di un’unica sostanza simboleggia nel modo più evidente l’unità della materia prima nel cosmo, in grado di assumere tutte le forme e tutti gli stati possibili senza alterare la sua essenza.
Si dirà che per poterla fare sublimare serve il calore, mentre per farla ritornare solida serve applicare l’azione del freddo, ma in realtà il freddo non è che la negazione del calore. Dunque, grazie solo all’azione del calore è possibile la trasformazione della materia.
Ed ecco che l’alchimista, nel suo forno o nella sua storta, grazie all’ausilio del fuoco, rende la materia da solida a liquida, poi gassosa ed infine ignea, per poi riportarla alla solidità. Egli in tal modo imita il processo della Natura.
Ed è il Fuoco l’agente capace di condurre l’uomo all’immortalità.
L’alchimista ante-litteram può dunque essere identificato in Prometeo (dal sanscrito prama-thyus= colui che ottiene il fuoco con lo sfregamento, la confricazione), che ha rubato il Fuoco all’Olimpo per portarlo agli uomini, permettendo loro di giungere alla vita eterna grazie ad esso. La sua punizione fu tremenda in quanto Zeus ordinò a Mercurio, il solo a non essere intaccato dal fuoco, di incatenare Prometeo nel Caucaso indiano (dal greco kaio = kao, brucio, come caustico, caolino) dove, roso nel fegato da un’aquila, lentamente muore. In realtà più l’aquila si ciba di questo fegato, più esso si rigenera, in un’agonia senza fine. Dunque quest’agonia va intesa piuttosto come una metamorfosi. Infatti Filostrato racconta nella sua biografia di Apollonio di Tiana che questi dovette attraversare il Caucaso. Da secoli veniva insegnato che Prometeo vi era morto. Apollonio vide le catene di Prometeo, ma Filostrato non sa o non vuole manifestare di cosa erano fatte. Pare che Prometeo fosse trasformato per punizione e per contrapposizione al fuoco, in un tipo di cristallo (dal greco krystallon= ghiaccio).
Ma torniamo agli elementi.
Nel processo di integrazione, gli elementi devono tutti convergere verso il centro della croce, tornando verso la sorgente; pertanto le opposizioni devono essere vinte: l’acqua deve divenire ignea, il fuoco liquido, la terra aerea e l’aria solida.
E così per esempio accade che se la Terra, che è fredda e secca, si unisce all’Aria, che è calda e umida, perde la sua pesantezza: pur restando corpo acquisisce una natura spirituale; mentre l’Aria che si unisce alla Terra ne acquisice la fissità: senza perdere la natura spirituale si fa corpo.
Sinesio scrive: “questo intendono i filosofi quando descrivono la produzione della nostra pietra come un cambiamento delle nature e una conversione degli elementi. Poichè ora vedi che tramite l’incorporazione l’umido diviene secco, il volatile fisso, lo spirituale corporeo, il fluido solido, l’acqua fuoco e l’aria terra, di modo che tutti e quattro gli elementi abbandonano la loro natura e si traformano circolando l’uno nell’altro”.
Infatti come all’inizio c’era Uno, così alla fine tutto deve ritornare all’ Uno.

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